Hanno camici colorati, nasi rossi e la battuta sempre pronta per disegnare un sorriso sui volti dei bambini terrorizzati da siringhe e interventi: sono i clown dottori, circa 90 in tutta Italia, di cui 25 nella Capitale. Un lavoro talmente duro che, dopo il corso di formazione, non tutti decidono di farlo. Nei reparti vanno sempre in coppia e non svolgono più di 4 interventi alla settimana. Della loro attività si è parlato stamattina in Campidoglio, al convegno “Guarir dal ridere: clown dottori, conquiste e prospettive della gelotologia”.Ridere fa bene, sempre, ma fa ancora meglio se le risate avvengono durante l'ospedalizzazione. L'obiettivo della gelontologia, infatti, è sperimentare modalità relazionali che contribuiscono a migliorare l'equilibrio immunitario e le abilità psico-relazionali.Oltre ai medici, nella clownterapia sono impegnati anche i "volontari del sorriso", circa 40 a Roma e 120 in Italia. Anche per loro l'iter formativo e' rigoroso: 90 ore concentrate in sei fine settimana e, al termine delle lezioni teoriche, un tirocinio in ospedale. Le materie affrontate in aula spaziano dalla psicologia dell'età evolutiva alle simulazioni del gioco in ospedale. Alla base di tutto, spiegano i volontari, c'è la capacità di ascolto, fondamentale per entrare in sintonia con imalati. Pur avendo ruoli diversi, medici e volontari collaborano nella realizzazione di alcuni progetti, come nel caso dell'associazione "Hagape" che si occupa di ragazzi diversamente abili e dove si svolgono laboratori di comicità e salute. Il convegno capitolino è avvenuto per la collaborazione dell'associazione sociosanitaria "Ridere per vivere" con l'assessorato comunale alle Politiche di promozione della famiglia e dell'infanzia. "Il ruolo del nostro assessorato-afferma l'assessore Lia Di Renzo- è mettere il bambino al centro della città. Roma investe sui bambini seguendo non le ragioni dell'economia e del profitto, ma piuttosto quelle del cuore, della tenerezza e della gioia. L'obiettivo del progetto “Sorridi in ospedale”, per il quale abbiamo impegnato 400mila euro, è rendere gli ospedali accoglienti per i piccoli ricoverati che non devono perdere la voglia di vivere e di giocare e la certezza di tornare a casa".“Ridere per vivere" ha attivato a gennaio scorso il primo master sul tema: "Il clown nelle strutture sociosanitarie", primo master di II livello istituito dalla Sapienza rivolto ai laureati in medicina e psicologia. Una formazione che si è resa necessaria soprattutto perché anche in Italia i clown dottori cominciano ad avvicinarsi agli anziani.
fonte: DIREGIOVANI.IT
1 commento:
Eccomi, grazie anche da parte degli altri amici clown sociali.
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