A ipotizzare un ruolo evolutivo della depressione è uno studio apparso sul settimanale Los Angeles Times. Ma altri puntano invece sul ruolo dei geni...
L'ipotesi evolutiva. Lo psichiatra J. Anderson Thomson jr. è partito dal caso clinico di una ragazza del college che dopo ripetuti episodi di autolesionismo e pensieri suicidali è riuscita a ottenere dalla famiglia una maggiore attenzione per le sue aspirazioni universitarie e la sua individualità. Dopo che le è stato permesso di cambiare facoltà e le è giunta una maggiore complicità con le sue scelte da parte dei genitori, il suo quadro psicologico è drasticamente mutato in meglio. “Qualche anno fa”, ammette Thomson jr., “avrei interpretato la depressione di quella ragazza come rabbia rivolta all’interno, ma ora mi rendo conto che potrebbe trattarsi ‘semplicemente’ di un modo contorto per segnalare la sua infelicità ai suoi cari. La Psicologia evolutiva in fondo vede la mente come un set di meccanismi evoluti, di adattamenti tesi a favorire la sopravvivenza e la riproduzione”. Non è quindi tanto inconsueto che gli psicologi evolutivi enfatizzino i benefici di condizioni altrove definite patologiche. Edward H. Hagen della Humboldt University di Berlino sostiene nei suoi studi che la depressione, i tentati suicidi e l’autolesionismo siano parte di una complessa tattica comportamentale tesa a manipolare gli altri in modo che offrano un supporto altrimenti non ottenibile. Stephen S. Ilardi dell’University of Kansas suggerisce: “La depressione è probabilmente il frutto di un’incoerenza tra gli esseri umani, che si sono evoluti seguendo il modello preda-predatore, e il mondo contemporaneo”.
L'ipotesi genetica. In uno studio apparso sulla rivista Behavioral and Brain Sciences però Matthew C. Keller del Virginia Institute for Psychiatric and Behavioral Genetics avanza l’ipotesi che patologie come la depressione e la schizofrenia siano dovute all’accumulo di mutazioni genetiche dannose, falle nel sistema. “Sono talmente numerosi i geni coinvolti nello sviluppo cerebrale”, spiega Geoffrey Miller, professore di Psicologia all’University of New Mexico e collaboratore di Keller, “e ognuno dei geni è vulnerabile alle mutazioni ad ognuna generazione che si sussegue. Quando queste mutazioni si sommano l’una a le altre, il risultato è una condizione patologica”.
L'ipotesi genetica. In uno studio apparso sulla rivista Behavioral and Brain Sciences però Matthew C. Keller del Virginia Institute for Psychiatric and Behavioral Genetics avanza l’ipotesi che patologie come la depressione e la schizofrenia siano dovute all’accumulo di mutazioni genetiche dannose, falle nel sistema. “Sono talmente numerosi i geni coinvolti nello sviluppo cerebrale”, spiega Geoffrey Miller, professore di Psicologia all’University of New Mexico e collaboratore di Keller, “e ognuno dei geni è vulnerabile alle mutazioni ad ognuna generazione che si sussegue. Quando queste mutazioni si sommano l’una a le altre, il risultato è una condizione patologica”.
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